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Vitamina D: sintomi e conseguenze di una carenza

Quando si parla di vitamina D, in realtà si fa riferimento a un gruppo di cinque vitamine, ovvero D1, D2, D3, D4 e D5. Tra queste, le forme particolarmente importanti per la nostra salute sono la D2, o ergocalciferolo, di provenienza vegetale, e la D3, ossia colecalciferolo, sintetizzata invece dagli organismi animali. Entrambe hanno bisogno dei raggi del sole per diventare attive. Occorre notare però che solo il 10% della Vitamina D viene introdotto attraverso l’alimentazione, mentre il restante il 90% viene prodotto a livello cutaneo dal colesterolo attraverso l’azione dei raggi UVA.

Vitamina D

Tra gli alimenti che contengono Vitamia D figurano: uova, latte, burro, funghi, olio di pesce (come l’olio di fegato di merluzzo), pesci “grassi” come il salmone, lo sgombro, il tonno e l’anguilla.  Ma, dato lo scarso apporto dell’alimentazione, il modo migliore per garantirsi il fabbisogno di Vitamina D è esporsi al sole almeno dieci-quindici minuti al giorno nella bella stagione.

Carenza di Vitamina D: soggetti a rischio

La vitamina D è importante per la formazione e il mantenimento delle ossa, poiché contribuisce a mantenere normali i livelli di calcio e fosforo nel sangue. Si può avere una carenza di vitamina D sia dovuta allo stile di vita che ad alcune patologie o condizioni che ne aumentano il fabbisogno.

Vitamina D
Fonte: VitaminaD.it – Calcio, Vitamina D e Osteoporosi. Quaderni per il paziente

Tra i soggetti a rischio figurano tutte le persone che non possono avere un’adeguata esposizione al sole,  gli anziani,  i bambini nella prima infanzia, le donne in gravidanza, le persone di pelle scura, coloro che sono affetti da osteoporosi, da malattie  gastrointestinali che alterano l’assorbimento dei grassi come la fibrosi cistica o che provocano infiammazione all’intestino, come il morbo di Crohn o la celiachia, oppure da obesità.

Un particolare fattore di rischio è l’assunzione di farmaci anticonvulsivanti, corticosteroidi, antirigetto e antivirali perché accelerano il metabolismo della vitamina D attiva, causando quindi una carenza.

Sintomi e conseguenze della carenza di Vitamina D

Da un punto di vista strettamente medico, per individuare la carenza di Vitamina  D basta un semplice esame del sangue. Tuttavia, i sintomi legati a questa condizione spesso sono lievi e comuni anche ad altre malattie, per cui la diagnosi può richiedere un po’ di tempo.
I problemi lamentati da chi ha una carenza di vitamina D sono infatti la debolezza muscolare ed i dolori ossei.

Vitamina D
Bambini affetti da rachitismo. Fonte: wikimedia.org

Tra le conseguenze figurano:  il rachitismo nei bambini e l’osteomalacia negli adulti. Si tratta in entrambi  casi di patologie che  compromettono la resistenza delle ossa, ma nel primo caso si producono delle deformazioni ossee permanenti e facilmente riconoscibili.

Nei bambini rachitici si notano, infatti, alcune conformazioni particolari, come la craniotabe, cioè il rammollimento per decalcificazione delle ossa del cranio, la platicefalia, cioè la testa “quadrata”, oppure la deformazione della gabbia toracica e l’incurvamento delle ossa degli arti.

Negli adulti, il cui scheletro è già sviluppato, il rammollimento delle ossa le rende più soggette a fratture, e in generale chi ne è colpito lamenta forti dolori alle ossa, soprattutto alla colonna vertebrale, al bacino, ai fianchi ed alle gambe, riduzione del tono e della forza dei muscoli.
In casi estremi, ovvero se la carenza di vitamina D non viene diagnosticata o viene trascurata, anche negli adulti si possono avere delle deformazioni ossee.

Vitamina D

Alcuni studi hanno collegato una carenza di vitamina D anche alla depressione, ad una maggiore incidenza di malattie cardiovascolari (si ammala di più chi non ha abbastanza Vitamina D), persino alla comparsa di alcune forme di tumore (al colon, per esempio) e di malattie autoimmuni come sclerosi multipla e diabete di tipo. Inoltre, risulta una stretta correlazione tra questa vitamina e il nostro sistema immunitario, per cui bassi livelli portano maggiori probabilità di contrarre malattie stagionali (come l’influenza e il raffreddore).

 

 

 

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